Maltempo, Cia Sicilia Orientale fa il punto con i rappresentanti dei comuni colpiti dal nubifragio di ottobre

I sindaci “Questo territorio non può morire. Alluvione dopo alluvione, siccità dopo siccità le nostre aziende sono ormai in ginocchio. Ancora bloccati i risarcimenti dei danni del 2018. Aggiungere ulteriori ritardi  sarebbe imperdonabile”

Di Silvestro: “La Regione costituisca subito la cabina di regia per attivare finanziamenti, se l’assessorato all’Agricoltura saprà intervenire in modo energico, utilizzando  le misure 5.2. e 4.3 del PSR,  i ristori potrebbero essere sbloccati entro 6 mesi”

Alluvione dopo alluvione, siccità dopo siccità le nostre aziende sono in ginocchio. Questo territorio non può morire. Sono ancora bloccati i risarcimenti dei danni del 2018. La Regione costituisca subito la cabina di regia per attivare i finanziamenti sia nazionali che regionali necessari per gli interventi”. Questo l’appello dei sindaci dei comuni della Piana di Catania: Scordia, Militello Val di Catania, Lentini, Carlentini, Palagonia, Ramacca, Francofonte, convocati ieri nel palazzo municipale di Scordia, dal presidente di Cia Sicilia Orientale Giuseppe Di Silvestro e dal primo cittadino, Francesco Barchitta. Erano presenti Giovanni Burtone (Militello), Rosario Lo Faro (Lentini), i vice sindaci Francesco Favata (Palagonia) Salvatore La Rosa (Carlentini), gli assessori all’agricoltura di Francofonte, Giuseppe Vinci, di Scordia Salvatore Agatino Burtone. Le organizzazioni di categoria rappresentati da Carmelo Bellò, Cia Scordia,  Rocco Scollo, Cna Scordia, Alfio Torrisi, Fai Cisl Catania, Giuseppe Cristofaro Assoesercenti. 

“Necessario reperire fondi ministeriali  e regionali – ha commentato Di Silvestro – la Regione Siciliana potrebbe immediatamente attivare le misure 5.2 e 4.3 del PSR per interventi al territorio e alle aziende. Se l’assessorato all’Agricoltura saprà intervenire in modo energico, i ristori potrebbe essere sbloccati entro 6 mesi. Vale la pena ricordare come le piogge alluvionali abbiano causato danni enormi di natura idrogeologica, strutturale e infrastrutturale: l’interruzione di moltissime strade (principali e interpoderali) e linee ferrate; la rottura di argini di torrenti, gli allagamenti di terreni. Per non parlare dei danni alle produzioni, di cui  ancora non possiamo avere contezza”.

“Vogliamo sederci  al tavolo  regionale assieme a Genio Civile, Protezione Civile, gli assessorati all’Agricoltura e alle Infrastrutture, alle organizzazioni professionali agricole”, hanno tuonato i sindaci. 

“Un evento calamitoso di questa portata deve avere un’attenzione da parte delle Istituzioni della stessa portata – ha sottolineato il sindaco di Scordia, Barchitta–noi purtroppo proveniamo da un’esperienza del 2018 fallimentare e adesso molto scoraggiante”. “Dobbiamo ripartire dal 2018 – ha ribadito il sindaco di Militello, Burtone – ci sono risorse che ancora devono essere trasferite ai cittadini e agli enti locali, affrontiamo la questione e mobilitiamo fondi che devono servire per la ripresa produttiva degli operatori economici”. “Dall’incontro di oggi è emersa la convinzione netta che è necessario fare rete per rappresentare il territorio  nelle sede di governo – ha sostenuto  il sindaco di Lentini, Lo Faro – in modo che non si ripetano gli errori del passato. I nostri agricoltori stanno ancora subendo le conseguenze dei mancati pagamenti dei  danni di tre anni fa. Aggiungere un ulteriore ritardo sarebbe imperdonabile”. “Ci hanno più volte detto che le risorse ci sono –  ha sottolineato  Francesco Favata, vicesindaco di  Palagonia –  basta promesse, basta lungaggini burocratiche, basta parlare di emergenze”. “Mobilitare da subito le risorse  legate ai bandi del 2018, cui hanno partecipato molti agricoltori – ha chiesto Salvatore La Rosa, vicesindaco di Carlentini – e poi chiarire la metodica più veloce e più efficace per affrontare questo nuovo evento calamitoso con interventi a lungo termine, che non facciano ritrovare ogni anno con gli stessi problemi”. 

Alluvione, l’allarme della Cia Sicilia Orientale: “In ginocchio, i territori della Piana di Catania”.

 

 Lettera aperta alla Regione, chiesto lo stato di calamità e la costituzione di una cabina di regia istituzionale

“I territori della Piana di Catania sono stati messi in ginocchio dalla violenta alluvione che si è abbattuta ieri su tutto il comprensorio  etneo e calatino. In poche ore, la pioggia battente (oltre 250mm) e le raffiche di vento ad oltre 100km/h, hanno causato ingentissimi danni strutturali ed infrastrutturali alle aziende agricole”. A dichiararlo è il presidente Sicilia Orientale Giuseppe Di Silvestro, che ha inviato oggi una lettera al presidente della regione Siciliana Nello Musumeci, agli assessori Marco Falcone (Infrastrutture) e Toni Scilla (Agricoltura), al dirigente generale della Protezione civile regionale, Salvatore Cocina.

“Chiediamo che venga proclamato lo stato di calamità e che si costituisca una cabina di regia istituzionale, da convocare con estrema urgenza al comune di Scordia, per un’immediata ricognizione dei danni strutturali ed infrastrutturali e affinché vengano emanate misure straordinarie per il riassetto e ripristino delle strade principali e secondarie, si monitorino i danni e si concertino le misure future per la regimentazione delle acque. Al tavolo si riuniscano Genio Civile, Protezione Civile, gli assessorati all’Agricoltura e alle Infrastrutture, le organizzazioni professionali agricole, i sindaci dei comuni colpiti”.

“A 24 ore dal ciclone i danni quantificati sono già enormi alle attività agricole – sottolinea Di Silvestro – sono stati colpiti soprattutto i comuni di Palagonia, Ramacca, Scordia, Paternò, Randazzo, Francofonte e Lentini (salvo ulteriori e più approfonditi accertamenti). Non parliamo ancora di danni alla produzione. Le piogge alluvionali hanno causato smottamenti di natura idrogeologica, interruzione di strade e linee ferrate, esondazioni di torrenti. Inoltre vi sono stati allagamenti di interi appezzamenti di terreno, deposito di detriti vegetali e pietrosi, dissesto di strade provinciali, interpoderali e poderali”.

 

 

 

Caro bollette: Anp-Cia, macigno per milioni di pensionati. Governo intervenga

L’aumento in bolletta di luce e gas da ottobre, rischia di rivelarsi una bomba sociale e soprattutto per milioni di pensionati che percepiscono assegni al minimo e che, negli ultimi anni, si sono addirittura visti erodere il potere d’acquisto delle pensioni di oltre il 30%. Il Governo intervenga subito per mettere al sicuro la sussistenza di tanti italiani. Così Anp, l’Associazione nazionale pensionati di Cia-Agricoltori Italiani alla notizia del caro bollette di circa il 40% (per l’elettricità) e del 31% (per il gas) dal prossimo mese e in vista della riunione sul provvedimento che dovrebbe provare a ridurre di un terzo l’impatto da 9 miliardi degli aumenti in arrivo.

Dunque, Anp-Cia sollecita le istituzioni a stringere sulla questione scongiurando il peggio per molti cittadini e per quei pensionati, tanti, che sono già in difficoltà e lottano quotidianamente contro condizioni di vita per nulla dignitose, non avendo la garanzia di beni fondamentali come cibo e spese sanitarie. Problema, sottolinea Anp-Cia, che paralizzerà ancora di più le aree interne e rurali del Paese, come dimostrato anche dalla pandemia, le più carenti di servizi essenziali e socio assistenziali.

Inoltre, Anp-Cia ricorda che nel 2020 sono state oltre 10 milioni, il 59,6% del totale, le pensioni erogate dall’Inps con un importo inferiore a 750 euro, con la percentuale che sale al 72,6% per gli assegni delle donne ed è ben più elevata se si prendono le sole gestioni degli ex lavoratori autonomi. In questo caso, la quota di assegni è al di sotto dei 750 euro mensili.

Dunque, per Anp-Cia, è arrivato il momento di rivedere il sistema della formazione dei costi sulla bolletta, tenuto anche conto del fatto che, attualmente, i cosiddetti “oneri di sistema” incidono fino al 50% del totale rispetto ai consumi reali. Infine, vanno anche mantenute tutte le agevolazioni e i bonus sulle bollette a beneficio dei soggetti con disagio sociale, comprese quelle introdotte per l’emergenza Covid. La difesa dei più deboli resti una priorità come previsto dalla Costituzione.

Ortofrutta: Cia, costruire “un’alleanza” con i Paesi del Mediterraneo, rivedere accordi commerciali bilaterali costruire nuove partnership di “macro-area” per rispondere a sfide clima e mercati

Costruire “un’alleanza del cibo” tra i Paesi del Mediterraneo, con l’ortofrutta al centro, in un’ottica non più di antagonismo ma di integrazione. Obiettivo creare un vero mercato euro-mediterraneo, equo, sostenibile e competitivo; sviluppare nuove partnership commerciali per approcciare in maniera sinergica a piazze strategiche per l’export come il continente asiatico e rispondere insieme alle sfide del cambiamento climatico. Questo il messaggio lanciato da Cia-Agricoltori Italiani in occasione del convegno “L’ortofrutta nel contesto del Mediterraneo” che si è svolto ieri al dipartimento Di3A dell’università degli Studi di Catania, il terzo degli appuntamenti dedicati al settore per supportare l’Anno Internazionale della Frutta e della Verdura 2021 promosso dalla FAO. “Il ruolo e il contributo dell’Università  è fondamentale, per portare avanti il percorso di modernizzazione l’agricoltura perché l’agricoltura 4.0 ha bisogno di innovazione, ricerca, e nuovi strumenti”, ha esordito il presidente Cia Sicilia Orientale, Giuseppe Di Silvestro al fianco del direttore amministrativo dell’Università, Giovanni La Via, Agatino Russo Direttore DI3A, Alessandro Scuderi docente DI3A, il direttore CIA Sicilia Orientale Graziano Scardino, e il presidente nazionale CIA, Dino Scanavino, accogliendo la platea di studenti, relatori ed esponenti del mondo imprenditoriale. Ha moderato l’incontro la presidente regionale Cia Sicilia, Rosa Castagna. “Il bacino del Mediterraneo sta assumendo una posizione sempre più rilevante negli scambi comunitari, come nuova macro-area economica dove l’ortofrutta è tra le produzioni essenziali – ha esordito– in cui l’Italia, e la Sicilia a maggior ragione, rappresentano già geograficamente il nucleo centrale”.

Forte della sua posizione di leadership nel settore, l’Italia conta 1,2 milioni di ettari coltivati a frutta e verdura, 300 mila aziende coinvolte e un valore di 15 miliardi di euro. Oltre a nicchie di valore aggiunto come la produzione di agrumi biologici, dove l’Italia è prima al mondo, con quasi 40mila ettari e il 99,9% prodotto nelle regioni meridionali.

“Il nostro Paese – ha sottolinea il presidente Cia, Dino Scanavino – può sfruttare questa posizione strategica per essere artefice e protagonista di una nuova politica agricola euro-mediterranea”. 

“Serve, però, una revisione degli accordi commerciali bilaterali tra Ue e Paesi Terzi del Mediterraneo (PTM) – ha sottolineato Giuseppe Di Silvestro, presidente CIA Sicilia Orientale– visto che finora non hanno soddisfatto pienamente l’esigenza di reciproca tutela economica e fitosanitaria, di salvaguardia biunivoca, esigenza ineludibile per prodotti sensibili come gli ortofrutticoli, mancando di garantire concretamente e alla pari tutti i soggetti economici coinvolti”. 

Oggi l’incremento delle importazioni europee di ortofrutta (il Marocco è passato da circa 896 mila tonnellate del 2009 a 1,3 milioni di tonnellate nel 2019, il 52% in più; l’Egitto a quasi 724 mila tonnellate, il 40% in più rispetto a 10 anni prima; la Tunisia a 94 mila tonnellate, il 7% nel 2019 sul 2009) con la pressione sui mercati interni e spesso il crollo dei prezzi, insieme al gap di competitività, rischiano di acuire le contrapposizioni tra i produttori del Mediterraneo. 

“Per questo – ha osservato Di Silvestro – oggi molti accordi, come quello tra Ue e Marocco, o l’accordo Ue-Egitto, significativi per produzioni come gli agrumi, il pomodoro da mensa, l’uva da tavola, andrebbero costantemente monitorati, valutati nel loro impatto e rivisti, per aggiornarli e soprattutto per consentire di operare in un’ottica di reciprocità e complementarità dell’offerta, non di antagonismo spinto, riducendo le forti differenze anche sul fronte dei costi di produzione e manodopera”

D’altra parte, secondo Cia sono necessarie nuove relazioni euro- mediterranee di partnership commerciale e programmazione per approcciare in modo sinergico mercati lontani, in primis quello asiatico. Senza contare che il sistema produttivo ortofrutticolo “allargato” del Mediterraneo affronta sfide analoghe legate all’adattamento e alla mitigazione di cambiamenti climatici, alla riduzione della risorsa idrica, alla degradazione del suolo, all’aggressività delle fitopatie. 

Sfide comuni che richiedono soluzioni comuni a sostegno degli agricoltori, attraverso l’uso di tecnologia e innovazione e l’adozione di buone pratiche, che il CIHEAM di Bari, coinvolto nell’evento di Cia, già promuove nell’area mediterranea (es. irrigazione, gestione avversità colture, agricoltura biologica, agricoltura di precisione), trovando sinergie anche nella promozione globale di sistemi alimentari e consumo sostenibili basati sulla Dieta mediterranea. 

 “L’Italia ha un ruolo strategico nell’area del Mediterraneo non solo per le relazioni legate alla logistica e agli scambi commerciali, che per il settore ortofrutticolo assumono rilevanza sempre crescente – ha evidenziato il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino – ma in quanto promotore di dialogo, di ricerca coordinata, di cooperazione sui temi agricoli, di strategie di filiera, di comuni piani di mercato. Il nostro Paese può diventare davvero il pilastro della valorizzazione dell’ortofrutta, consentendo anche trasferimento di know-how e conoscenze aziendali, in una direzione non più orientata per singoli paesi, ma di macroarea euromediterranea”. 

Pensioni: Inac e Anp-Cia, torna quattordicesima a luglio per 3 mln di anziani

Buona notizia ma non basta. Risorse insufficienti per fronteggiare emergenza sociale acuita dalla pandemia.

Torna a luglio la quattordicesima mensilità: spetterà ai pensionati con un assegno mensile inferiore ai mille euro, che in Italia sono circa 3 milioni. Così il Patronato Inac e l’Associazione nazionale pensionati di Cia-Agricoltori Italiani, ricordando la circolare Inps del 24 giugno in cui si comunica che, unitamente alla rata di luglio 2021, verrà corrisposta agli aventi diritto la somma aggiuntiva.

Si tratta di un beneficio che spetta ai pensionati Inps della gestione privata e della gestione spettacolo e sport e ai pensionati della gestione pubblica con un’età pari o superiore a 64 anni in presenza di determinati requisiti reddituali, e con un importo variabile a seconda della contribuzione con la quale è stata liquidata la pensione. Ai pensionati al minimo, che già la prendevano in base alla legge n.127 del 2007, verrà confermata la quattordicesima con un incremento che va dai 437 ai 655 euro.

“Nonostante la buona notizia, si tratta di risorse del tutto insufficienti per far fronte alle più elementari esigenze della vita quotidiana -spiega il presidente nazionale di Anp-Cia, Alessandro Del Carlo-. L’istituzione della quattordicesima fu motivata da ragioni emergenziali: dare sollievo alle categorie che, più di altre, avevano sofferto il peso della crisi economica. Ma l’emergenza sociale è ancora in atto, per di più acuita da un anno e mezzo di pandemia”.

“La richiesta di aumento della quattordicesima mensilità è storicamente una battaglia del Patronato Cia -aggiunge il presidente dell’Inac, Antonio Barile- che ha trovato, dopo numerosi incontri istituzionali, una prima risposta con la legge di Bilancio del 2017 attraverso l’estensione del beneficio fino al doppio del trattamento minimo, oggi 1.030 euro, e l’aumento del 30% per quelle più basse”. Oggi, continua Barile, “insistiamo affinché la quattordicesima sia estesa fino a 3 volte il trattamento minimo (1.520 euro al mese) e i minimi di pensione siano portati, almeno, a quanto previsto dalla Carta Sociale Europea (40% del reddito medio nazionale, cioè almeno 780 euro)”.

Per queste ragioni, prosegue il pressing di Inac e Anp per sollecitare nuovi e adeguati interventi, anche perché i pensionati, in quanto titolari di pensione diretta o indiretta (ad eccezione dell’assegno di invalidità), sono stati esclusi da ogni beneficio in questo ultimo anno e mezzo; e la pensione di cittadinanza non ha, purtroppo, risolto il problema degli assegni bassi.

Apicoltura, Cia Sicilia Orientale. Nell’ultimo anno calo di produzione del miele del 70

Inviato documento all’assessore regionale alle Politiche Agricole. Con 2000 aziende apistiche e 125 mila alveari, la Sicilia è al terzo posto tra le regioni italiane per numero di alveari censiti, realizzando produzioni di miele che si aggirano intorno al 20% del prodotto nazionale. La proposta CIA: “Il settore rientri all’interno del PSR e nel nuovo piano strategico nazionale, i fondi PAC”

E’ stato firmato e inviato all’assessore regionale alle Politiche Agricole, Toni Scilla, il documento con cui la CIA Sicilia Orientale, assieme ai produttori del miele APAC, ARAS, Allevatori Apis Mellifera Siciliana, FAI, e UNICOOP, denunciano la gravissima crisi che ha colpito il comparto dell’apicoltura siciliana, con un calo di produzione, nell’ultimo anno del 70% e chiedono aiuti e soprattutto interventi strutturali.  

L’apicoltura è un comparto di grande impatto economico che in Sicilia conta circa 2000 aziende apistiche e 140 mila alveari e che classifica l’Isola al terzo posto tra le regioni italiane per numero di alveari censiti, realizzando produzioni di miele che si aggirano intorno al 20% del prodotto nazionale e al primo posto per quantità di sciami (tra 90 e 120 mila) forniti per l’impollinazione nelle serre. Fattori concomitanti hanno messo in pericolo il comparto: dalle condizioni meteo altalenanti, con un generale cambiamento climatico, alla sabbia che arriva dall’Africa.

Un appello corale nell’incontro che simbolicamente si è tenuto ieri pomeriggio nell’aula consiliare del comune di Zafferana Etnea, città del miele, alla presenza del primo cittadino Salvatore Russo ma anche del sindaco di Milo, Alfio Cosentino, dell’assessore di Santa Venerina, Fabio Sorbello e dell’assessore di Trecastagni Edmondo Pappalardo, territori tutti dove, assieme al  comune di Sortino, si concentra la maggior parte della produzione siciliana di miele di zagara, millefiori, primaverile e sulla.

“Questo documento dimostra come in Sicilia si può fare rete – ha spiegato Giuseppe Di Silvestro, presidente Cia Sicilia Orientale –I danni economici sono ingenti. Urge individuare interventi adeguati volti a sostenere il reddito degli apicoltori isolani e salvaguardare una importante attività economica ed ambientale”.

“Nell’immediato – si legge nel documento – Chiediamo di poter attingere ad un fondo di emergenza al fine di erogare un contributo in conto capitale ad arnia posseduta e registrata nella banca dati, tale contributo è finalizzato alla sopravvivenza delle famiglie di api; Un contributo a fondo perduto, gestito di concerto con l’Assessorato alla Salute, per coprire i costi sostenuti per i trattamenti previsti dalle linee guida del piano regionale antivarroa, come contributo ad alveare oppure come rimborso delle spese effettuate e dimostrate; l’esonero dei contributi fiscali e previdenziali per gli anni d’imposta 2020 e 2021”.

“Senza l’apicoltura l’agricoltura perderebbe una tale quantità di prodotti e redditività, insostenibile per l’intero sistema – ha sottolineato Giovanni Caronia, presidente ARAS – Gli apicoltori svolgono un ruolo essenziale.  Chiediamo che la società se ne faccia carico, fintanto che non si riesca a creare un modello agricolo e industriale che sia rispettoso degli impollinatori, dell’ambiente della biodiversità”.

In generale, una singola ape visita in media circa 7 mila fiori al giorno e ci vogliono 4 milioni di visite floreali per produrre un chilogrammo di miele. Dalle api dipende l’84% della impollinazione delle piante con fiore e di tre quarti delle colture fondamentali per la nostra alimentazione. 

“E’ necessario garantire la sopravvivenza delle famiglie di api per la prossima campagna – ha aggiunto Fabio Marino, presidente APAC – senza dimenticare anche l’enorme valenza dal punto di vista ambientale svolta dall’attività di apicoltura. le nostre sono proposte per ‘apicoltura del futuro”. “Siamo convinti – ha detto Di Silvestro –che il mondo delle api sia a pieno titolo elemento dirimente nell’ambito della strategia europea per la biodiversità 2030”.

Da qui le proposte.

“Il settore deve essere inserito nel Piano strategico nazionale, un Eco-schema impollinatori, che può essere strumento per la mitigazione al cambiamento climatico, per la protezione della biodiversità e, più in generale, per il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal europeo– ha sostenuto Graziano Scardino, responsabile regionale Cia Settori Produttivi – ma si può inserire l’apicoltura fra i comparti che beneficiano del “Premio Accoppiato” previsto dal primo pilastro della PAC, destinato a settori agricoli che si trovano in difficoltà o che rivestono notevole importanza per ragioni sia economiche che ambientali. Si possono prevedere alcuni interventi all’interno del Piano di Sviluppo Rurale sia sull’Agricoltura Biologica (attuale mis 11) che sulla “Preservazione della biodiversità” (Mis. 10), con contributo per alveare ed impegni quinquennali”.

A firmare il documento sono stati Giuseppe Di Silvestro (Cia Sicilia Orientale), Fabio Marino (APAC), Giovanni Caronia, (ARAS), Gerlando Argento (Allevatori Apis Mellifera Siciliana), Sebastiano Alfio Privitera, (FAI Sicilia), Felice Coppolino (UNICOOP). 

Imu: Anp e Caf-Cia, serve stop per mezzo milione di agricoltori in pensione

 “A causa dell’elevata tassazione sui terreni agricoli, si penalizzano gli ex agricoltori che, pur in pensione, continuano a lavorare per la tutela del territorio e del paesaggio. Scriveremo ai sindaci dei Comuni interessati, chiedendo di azzerare l’aliquota Imu per il prossimo anno”. Ad annunciarlo è Alessandro Del Carlo, Presidente di Anp, l’Associazione nazionale pen- sionati di Cia-Agricoltori italiani, da sempre impegnata, insieme ai centri di assistenza fiscale Caf- Cia, nella tutela sociale e nella difesa del reddito di associati e anziani.

I due enti sostengono infatti, per quanto possibile, la necessità di eliminare l’Imu per oltre 455.000 ex agricoltori che attraverso la loro insostituibile opera garantiscono ancora la cura e la valorizzazione del territorio. Nonostante gli interventi fiscali a favore dei redditi da pensione più bassi realizzati in questi ultimi anni -spiegano- le perdite del potere d’acquisto per i pensionati, restano tuttavia significative e totalmente attribuibili al maggiore carico fiscale determinato dal progressivo inasprimento delle addizionali Irpef locali. Inoltre, nella produzione normativa nazionale dell’ultimo anno, attraverso vari decreti, non c’è stata risposta alle richieste dei pensionati che restano esclusi da ogni beneficio. E neppure la pensione di cittadinanza, con i rigidi requisiti imposti, ha risolto il problema con appena 159.672 persone coinvolte fino al primo trimestre diquest’anno.

Anp e CAF-Cia continuano, dunque, a sollecitare le risposte che i pensionati dell’agricoltura non hanno avuto, ritenendo utile un provvedimento di carattere locale come l’azzeramento dell’aliquota Imu sui terreni, già previsto dalla Legge di Bilancio 2020. L’Imu per i terreni agricoli -proseguono i due enti- è stata oggetto negli ultimi anni di continue variazioni normative, ma resta immutato l’annoso problema della tassazione per quelli ubicati in Comuni non montani, di proprietà di pensionati o affittati che sono soggetti all’Imu. In tale contesto, gli ex agricoltori (non più iscritti all’INPS e con posizione fiscale chiusa) sono costretti a pagare cifre importanti che coprono diversi mesi della loro pensione, pur continuando a lavorare e manutenere i terreni, oggetto di imposizione, a tutto vantaggio sociale.

“La nostra proposta -precisa il presidente nazionale del Caf-Cia, Alessandro Mastrocin- que- oltre a salvaguardare la situazione economica dei pensionati, favorisce il ricambio generazionale nel settore agricolo e contrasta l’abbandono dei fondi agricoli”.

“Il futuro dell’agricoltura e del nostro Paese -conclude il presidente nazionale di Anp-Cia, Del Carlo- dipende molto dall’alleanza tra innovazione dei giovani e tradizione degli anziani. Molto si può fare, se viene riconosciuto il valore degli ex agricoltori che, ancora attivi, sono baluardo del territorio”.

Distretti del Cibo: Cia, finanziare subito i progetti già cantierabili

Dopo appello ai ministri Patuanelli e Carfagna, il tema arriva in Conferenza delle Regioni. Da Cia Sicilia Orientale, monito e proposte

I Contratti di distretto possono rappresentare la prima azione di sistema di sviluppo sostenibile e di coesione territoriale del nostro Paese, che mira a rafforzare le filiere produttive e il ruolo di Igp e Dop, a favorire la transizione green della Farm to Fork, a promuovere il turismo relazionale integrato nelle aree rurali e a valorizzare l’agricoltura nel PNRR. Ci sono al momento già 20 progetti già cantierabili, presentati da centinaia di imprese agroalimentari e vanno, dunque, finanziati subito, utilizzando il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione. Così Cia-Agricoltori Italiani, sostenendo il monito di Cia Sicilia Orientale e la richiesta presentata insieme agli stessi Distretti del cibo, in occasione dell’odierna discussione sul tema da parte della Commissione Agricoltura della Conferenza delle Regione.

“C’è anche la possibilità di utilizzare il Fondo Complementare al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza -spiega Giuseppe Di Silvestro, presidente di Cia Sicilia Orientale- visto che nella ripartizione, sono destinati al Mipaaf, 1 miliardo e 203 milioni di euro, finalizzati ai Contratti di filiera e distrettuali per i settori agroalimentare, pesca, floricoltura e vivaismo”.  

Sono 200 milioni di euro per l’anno 2021; 300,83 per ciascun anno dal 2022 al 2023; 258,81 per il 2024; 122,5 per il 2025 e 20,33 milioni di euro per il 2026. “Progetti, per un totale di investimenti pari a 315 milioni, che potrebbero costituire la base di partenza per rimettere in moto l’economia nazionale -specifica Di Silvestro-. Per di più, finanziati per quasi il 50% dai privati”. 

“Raccogliamo l’iniziativa odierna della Commissione Agricoltura come un ottimo segnale” aggiunge Di Silvestro, ricordando l’appello della settimana scorsa da parte di 15 distretti ai ministri Stefano Patuanelli (Mipaaf) e Mara Carfagna (Sud e Coesione territoriale) al sottosegretario Mipaaf, Gian Marco Centinaio, al presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga e ai presidenti e assessori all’Agricoltura regionali.

“Il finanziamento dei contratti di distretto -interviene il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino- è un segnale concreto di ripartenza per tutto il Paese e di attenzione verso il settore agricolo e agroalimentare. Inoltre, è un’opportunità per rispettare il cronoprogramma che il Governo si è dato per il 2021, visto che i progetti sono già stati valutati positivamente dal Mipaaf e sono immediatamente cantierabili. Sarebbe inspiegabile rinunciare o ridurre i programmi di investimento per carenza di fondi. Ricordiamo, infatti -conclude Scanavino- che nelle linee programmatiche presentate dal Ministro Patuanelli e inserite nel PNRR, i contratti di filiera e di distretto sono indicati come strategici per lo sviluppo del settore agroalimentare e destinatari di risorse finanziarie adeguate”.

I programmi di investimento, qualora fossero tutti realizzati, coinvolgerebbero 10 Regioni: Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Puglia, Campania, Molise, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna e sono in linea con le indicazioni del PNRR; favorirebbero l’economia circolare, la transizione ecologica e contribuirebbero a raggiungere alcuni degli obiettivi di sviluppo sostenibile previsti nell’Agenda 2030 dell’ONU, dall’European Green Deal e dal Piano nazionale di ripresa e resilienza #NEXTGENERATIONITALIA. A lanciare la richiesta per l’incontro odierno sono  stati: Distretto Delle Filiere e Dei Territori Di Sicilia In Rete, Distretto Florovivaistico di Puglia, Sikania Distretto del Cibo Biomediterraneo, Consorzio Salumi Dop Piacentini, Distretto Rurale Colline e Montagne Materane, Distretto Agroalimentare di Qualità del Metapontino, Distretto del Cibo Bio Slow Pane e Olio, Distretto Della Filiera Del Cibo Del Sud Est Siciliano, Sistema Produttivo Locale Pollino Lagonegrese, Distretto Agricolo Della Valle Del Fiume Olona, Distretto Latte Lombardo, Distretto Agroalimentare di Qualità Puglia Federiciana, Distretto Rurale Del Valdarno Superiore, Distretto della barbagia. 

Apicoltura, Cia S.O chiede incontro urgente all’assessore regionale

Cia,  Apac, Aras, Fai Sicilia, Ape Nera Sicula

Sottoscrivono documento  congiunto. La proposta CIA “Il settore rientri all’interno del Piano di Sviluppo Rurale e nel nuovo piano strategico nazionale, i fondi PAC”

“Condizioni meteo altalenanti, un generale cambiamento climatico e quest’anno, anche la sabbia africana, hanno gettato l’apicoltura siciliana in una situazione precaria. La produzione di miele di zagara in molte areali dell’isola è quasi azzerata da almeno 3 anni, ed è fortemente compromessa quella di miele di sulla. I danni economici sono ingenti. Chiediamo all’assessore alle politiche agricole un incontro urgente perché servono aiuti alla categoria, ma soprattutto interventi strutturali”. Questo l’appello del presidente Cia Sicilia Orientale, Giuseppe Di Silvestro, Niccolò Lo Piccolo, apicultore, Fabio Marino, presidente associazione provinciale apicoltori catanesi, Alfio Cavallaro presidente cooperativa apicoltori etnei, Nino Pistorio coop. Agri ionica, Antonino Coco vice presidente Aras, Sebastiano Alfio Privitera, referente Fai Sicilia Catania, Giulio Vitale e  Nicola Cirrito, direttivo Ape Nera Sicula, che ieri si sono incontrati nella sede della Cia di Giarre, redigendo un documento  congiunto  da presentare al Governo della Regione. Erano presenti anche la deputata nazionale, Gruppo Misto, Maria Laura Paxia, il sindaco di Milo, Alfio Cosentino, il responsabile regionale Cia Settori Produttivi, Graziano Scardino. La richiesta di incontro è stata estesa anche al dirigente generale Dario Cartabellotta.  

“Urge individuare interventi adeguati volti a sostenere il reddito degli apicoltori isolani e salvaguardare una importante attività economica ed ambientale – ha dichiarato Giuseppe Di Silvestro –L’apicoltura è un comparto di grande impatto economico che in Sicilia conta circa 200o aziende apistiche e 125 mila alveari e che classifica l’Isola al terzo posto tra le regioni italiane per numero di aziende e famiglie d’api, ma anche per la notevole quantità di miele prodotto”. “Abbiamo fissato un punto di partenza e avviare una seria programmazione – ha spiegato Niccolò Lo Piccolo, produttore tra i promotori dell’iniziativa –  Sono state presente  tutte le associazioni dei produttori”. “E’ necessario garantire la sopravvivenza delle famiglie di api per la prossima campagna –ha sottolineato Fabio Marino, ass. prov. apicoltori catanesi – ma anche l’enorme valenza dal punto di vista ambientale svolta dall’attività di apicoltura. “Quest’anno 2021 è stato di grande crisi dopo almeno tre stagioni di calo produttivo”, ha ricordato Antonino Coco, presidente ARAS.

“Il settore ha bisogno  di  una prospettiva di sviluppo strutturale e quindi deve essere inserito nel nuovo  Piano di  sviluppo nazionale, i PAC – ha sostenuto Graziano Scardino, responsabile regionale Cia Settori Produttivi – ma anche all’interno del Piano di Sviluppo Rurale può essere inserita una misura, considerando l’imminente arrivo dei  fondi per il regolamento di transizione, fino al 31 dicembre 2022, che possa ristorare i danni per la congiuntura emergenziale, al pari di quanto fatto per il settore dell’agriturismo causa COVID19”. 

Una proposta raccolta dalla deputata nazionale MariaLaura Paxia, Gruppo Misto. “Mi farò portavoce a livello nazionale per sensibilizzare il ministro per l’Agricoltura Stefano Patuanelli per concordare un incontro o un tavolo  di  lavoro e rappresentare l’esigenza di realizzare interventi  strutturali”. “Tutto il comprensorio acese è fortemente interessato dal problema che va affrontato insieme – ha aggiunto  anche il sindaco di Milo Alfio Cosentino – faremo  la nostra parte”. 

Istanze contributo Fondo Perduto (decreto Sostegni), al via le presentazioni

Informiamo tutti gli agricoltori che presso i nostri uffici è possibile presentare le istanze di contributo a fondo perduto ai sensi del DL 41 del 22 marzo 2021 (Decreto Sostegni). Il contributo è destinato a sostenere le attività economiche danneggiate dall’emergenza COVID. Tutte le imprese agricole che hanno subito una perdita di fatturato nell’anno 2020 possono presentare questa istanza.